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Come affrontare il sentimento di obsolescenza?

Obsolescenza

Obsolescenza è un temine inconsueto in riferimento agli esseri umani. In genere si usa per le macchine che, a un certo punto, diventano superate e le si rimpiazza con prodotti migliori.

Negli ultimi anni, tuttavia, il concetto di obsolescenza si è avvicinato anche agli esseri umani, considerando inizialmente l’inadeguatezza delle competenze professionali. Inizialmente le persone coinvolte erano coloro che avevano superato la mezza età e avevano subito un licenziamento. Oppure chi non riusciva ad aggiornarsi, rispetto alle tecnologie o ai modi di fare moderni.

Nel nostro Paese, tuttavia, anche le persone più giovani possono sentirsi fuori luogo e non al passo con i tempi. Gli elevati tassi di abbandono scolastico e dispersione scolastica possono favorire il sentimento di obsolescenza.

Come si manifesta l’obsolescenza negli esseri umani?

Negli esseri umani l’obsolescenza non si limita alle prestazioni o alle competenze professionali. Poiché molte persone si identificano con il lavoro, l’obsolescenza è un qualcosa che colpisce i sentimenti. Non si parla in genere di obsolescenza per gli esseri umani. Eppure le persone possono sentire inadeguatezza, impotenza e frustrazione per non essere in linea con i tempi. Il sentimento di obsolescenza, quindi, si manifesta con un mix di emozioni con sfumature che vanno dal disagio al profondo dolore.

Tutto nasce dal valore che si dà all’efficienza e alla produttività.

Man mano che la società e le persone individuano come principali valori di vita l’efficienza e la produttività, si può arrivare a svalutare la propria o altrui esistenza e il sentimento di obsolescenza peggiora e si acuisce. Chi per varie ragioni non riesce a tenere il passo, prova inadeguatezza e può subire molte discriminazioni sociali.

Con l’impiego delle nuove intelligenze artificiali, inoltre, sempre più persone iniziano a sentirsi minacciate e inadeguate da un punto di vista professionale anche da algoritmi, robot e strumenti simili.

In questo periodo storico, quindi, gli stati d’animo possono peggiorare. Può nascere a livello diffuso la sensazione di sentirsi fuori luogo. Ci si può percepire come persone meno efficienti, meno valide, e meno gradite alle altre persone. Può nascere il rimpianto dei tempi passati, nei quali si percepiva una migliore coerenza con la vita.

Tuttavia, bisogna ricordare che il sentimento di obsolescenza personale è parte dei vissuti emotivi. Per questo, non va visto in termini di giusto o sbagliato e non è un disturbo mentale.

Cosa rende il sentimento di obsolescenza un limite o una risorsa?

Molto dipende da quanto riusciamo a comprendere cosa ci segnala il sentimento di osolescenza, per reagire.

Il sentimento di obsolescenza è un segnale che sottolinea una necessità: il bisogno di considerare nuovi modi per prenderci cura di noi e sperimentare benessere. Ciò che lo rende positivo o negativo, quindi, è il modo in cui lo si gestisce.

  • Se ignorato, il sentimento di obsolescenza può alimentare il malessere. Ad esempio, può capitare di provare a reagire in modo confuso e superficiale con il multitasking o nascondendo il problema, anziché concentrarsi sul modo per risolverlo.
  • Se considerato in modo negativo, rischia di essere usato per farci del male. Ad esempio, lo si può usare come incipit per criticarsi e deprimersi, anziché mettere a fuoco il proprio valore.
  • Se contestualizzato, può essere funzionale. La vita è cambiamento ed è naturale che le situazioni si trasformino. Un uso sano delle emozioni, quindi, deve portarci a inquadrare il sentimento di obsolescenza come un segnale che ci indica il bisogno di innovarci o di trasformarci in relazione alla fase di vita che stiamo attraversando e al mondo che si evolve. Ciò allo scopo di rispondere ai nostri bisogni con azioni coerenti.

Spesso l’obsolescenza che sentiamo è un’obsolescenza percepita.

Per fortuna, non siamo macchine.

Cosa si può fare?

Oltre ad avere la capacità di imparare per l’intero arco della nostra vita, possiamo trovare nuovi significati per la nostra esistenza. Anche nella vecchiaia, che a volte rischia di essere stigmatizzata da chi mette le prestazioni in primo piano, possiamo trovare valori profondi legati all’esperienza o alla saggezza.

Per far questo possono essere utili tre azioni:

  • la sospensione della critica negativa;
  • l’aggiornamento;
  • l’analisi dei punti di forza gratificanti.

La sospensione della critica negativa

La critica negativa parte dal confronto con il passato. Riguarda il porre l’attenzione sui soli elementi sgradevoli della situazione attuale, facendo paragoni con tempi in cui non esistevano tali elementi e i problemi erano altri.

Con la critica negativa la sofferenza diventa fine a se stessa, perché il tempo è stato investito per alimentare il rimpianto e il malessere senza uno scopo.

Per di più, tale sofferenza sarà basata su ovvietà.

È ovvio, infatti, che l’esperienza ci trasformi. Non si può pretendere di essere persone apprezzate a 50 anni o più per le stesse caratteristiche che si avevano a 20 o a 30 anni. Se ad esempio gli apprezzamenti erano legati alla propria prestanza fisica, è ovvio che rispetto al passato sono cambiate. La sospensione della critica negativa, dunque, aiuta a concentrarsi su ciò che è utile per il proprio benessere, senza sprecare tempo prezioso.

Nel caso degli apprezzamenti, ad esempio, andranno trovate strade diverse per farseli e per riceverli.

Un’alternativa potrebbe essere puntare sulla capacità di mettere a disposizione in modo utile la propria esperienza di vita, valorizzare gli aspetti simpatici della propria vita, ecc.

Mettere da parte la critica negativa, dunque, è essenziale per:

  • accettare il fatto che tutto si trasforma, anche noi;
  • permettersi di ricercare nuove possibilità e agire di conseguenza.

L’aggiornamento

La seconda questione riguarda l’aggiornamento, che dovrebbe andare oltre la semplice teoria. Imparare a fare cose nuove, di fatto, ci rende persone più attive e sane e ci aiuta a sentirci persone più competenti e gratificate.

A riguardo, quanto più possibile, è fondamentale fare aggiornamenti piacevoli che sostengano le proprie passioni.

In alcuni casi, tuttavia, il bisogno di aggiornamento si trasforma in una sorta di bisogno di ripristino e recupero della propria funzionalità per svolgere le attività lavorative necessarie.

Ad esempio, se la memoria e le capacità attentive non sono più quelle di una volta, può essere utile imparare ad usare modi nuovi per allenare tali capacità e per gestire le informazioni, in modo che l’esperienza acquisita consenta comunque di svolgere i compiti al meglio.

Oppure, se per svolgere un compito è necessario usare nuovi strumenti, bisognerà imparare a farlo. Per aggiornarsi, oggigiorno, esistono varie possibilità, inclusi i corsi online.

Focalizzarsi sugli aggiornamenti è essenziale per:

  • sentirsi persone più attive;
  • fare qualcosa di concreto che porti beneficio.

L’analisi dei punti di forza gratificanti

Un’altra possibilità si collega con il fare un’analisi onesta dei propri punti di forza gratificanti ed entusiasmanti, legati a cose che piacciono e che si percepiscono facilmente gestibili. 

Il divertimento, per il superamento dell’obsolescenza spesso è una delle chiavi di volta. Uno dei limiti che può metterci in difficoltà, a riguardo, è aggrapparci a idee obsolete dei nostri punti di forza. 

Ad esempio, qualche anno addietro si poteva provare piacere con determinate attività e passatempi che con il tempo hanno perso il loro potere attrattivo e l’effetto novità.

Se si usa questi aspetti per pensare che non si è più in grado di provare piacere, ci si fa del male inutilmente.

Cambiare tipo di attività e aprirsi alle novità, invece, potrebbe dare più piacere rispetto alle abitudini del passato. Questo aspetto richiede di imparare a collaborare meglio con le altre persone, anche per ravvivare le relazioni importanti, in modo da creare alleanze positive ed efficaci.

L’analisi dei punti di forza gratificanti può servire per:

  • lasciarsi soprendere da nuove scoperte;
  • mantenere sentimenti positivi.

In ogni caso, comunque, va ricordato che non si deve necessariamente affrontare tutto in solitudine. Se si nota che c’è bisogno di un aiuto, è importante chiederlo a chi lo può offrire, considerando anche un aiuto professionale.

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Natalia L. Perotto

Psicologa e Psicoterapeuta. Ho creato e gestisco la pagina FB "Parliamo di emozioni, relazioni e salute mentale".

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