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uso sano delle EMOZIONI

Gestire il dolore, quando ti senti una persona troppo buona e sensibile

Il dolore fa brutti scherzi. Ci può dare la sensazione che le altre persone ci sfruttino perché siamo persone troppo buone e sensibili.

Se analizzassimo questa sensazione, scopriremmo che si tratta di un’autocritica forte. Quando ce la rivolgiamo, ha un impatto profondo e negativo sulla nostra vita. Ci impedisce di fare un uso sano delle emozioni.

In questo post proveremo a capire perché arriviamo ad autocriticarci in questo modo.

Parleremo del ruolo che il dolore ha da un punto di vista emotivo. Inoltre, affronteremo tre elementi che sono d’aiuto per rispondere ai bisogni legati a questo tipo di dolore: riconoscere e accettare il valore della sensibilità; assumersi la responsabilità dei propri sentimenti; interagire rimanendo in contatto con le proprie intenzioni.

Perché critichiamo la nostra natura buona e sensibile?

Di fondo c’è un problema culturale e educativo.

Molte persone che abbiamo incontrato nella nostra infanzia e giovinezza potrebbero averci detto che le persone buone e sensibili non possano andare avanti e sono destinate ad essere sfruttate o schiacciate.

L’idea di fondo è che è giusto che gli altri si approfittino della bontà e, in definitiva, la colpa è di chi subisce.

Se questo tipo di convinzione ci è stata comunicata più e più volte, come sprono o rimprovero, negli anni potremmo averla assimilata e accettata. Così, sotto stress, la prima risposta che ci viene in mente è una sorta di mantra imparato in anni ed anni di esperienze negative.

In assenza di una strategia migliore, quindi, continuiamo a trattarci come le altre persone ci hanno trattato più e più volte durante la nostra infanzia e giovinezza.

Tutto ciò provoca dolore a livello emotivo e psicologico. Anche se non ce ne rendiamo conto, il dolore che proviamo ha un ruolo e un impatto sul modo in cui ci prendiamo cura di noi.

Quale ruolo ha il dolore in queste situazioni?

La bassa consapevolezza emotiva può farci usare male l’emozione del dolore, portandoci ad avere reazioni istintive, solo apparentemente funzionali. Queste reazioni si basano sull’allontanamento dalla fonte del dolore.

Una delle modalità più comuni usata per porre limiti si basa sul pensare di essere una sorta di bilancia. Pertanto, ci si illude di poter dare alle altre persone lo stesso trattamento che sentiamo di ricevere. “Ci sarò solo per chi ci sarà”, o frasi simili, rendono l’idea di ciò che sta accadendo: ci sforziamo di diventare persone più dure e meno disponibili.

Un’altra modalità, invece, si basa sul decidere di evitare le persone e le circostanze nelle quali temiamo di essere più vulnerabili. Proviamo a bastarci, isolandoci.

Per sottrarci alle relazioni in cui proviamo emozioni dolorose, dunque, spesso iniziamo a mettere limiti molto rigidi nelle interazioni con le altre persone. Nel fare questo, sotto la spinta del dolore, rischiamo di trattare tutte le persone allo stesso modo, senza differenziare chi ci ha fatto male da chi non lo ha fatto e, addirittura, da chi potrebbe aiutarci.

Con l’idea di proteggerci, quindi, navighiamo nel mare della vita focalizzandoci solo sugli scogli, per non schiantarci. Così facendo, vediamo solo i problemi e perdiamo di vista tutto il resto, arrivando a stravolgere la nostra natura.

Anziché seguire obiettivi legati al benessere, ci accontentiamo di soffrire il meno possibile.

Alla lunga, questo ci porta a diventare insensibili verso noi e i nostri bisogni. Ci facciamo emotivamente del male, perché diventiamo una persona che non rispecchia i nostri desideri e valori profondi. Non sviluppiamo un progetto di vita adatto a noi e ci trasformiamo in tipo di persona che nel nostro profondo non ci piace, spesso non riconoscendoci più e rimpiangendo chi eravamo.

Come ritrovarsi?

Per ritrovarsi sono utili almeno tre azioni: riconoscere e accettare il valore della sensibilità, assumersi la responsabilità dei propri sentimenti e interagire rimanendo in contatto con le proprie intenzioni.

Queste tre azioni sono importanti perché aiutano ad abbassare la soglia di dolore emotivo che deriva dall’autocritica. In questo modo, si potranno avere maggiori risorse emotive per pensare con maggiore lucidità e prendersi cura di sé.

Rispetto all’accettazione della propria sensibilità, è fondamentale riconoscere che la capacità di sentire le nostre emozioni è una grande virtù. Questo aspetto ci caratterizza come esseri umani e non andrebbe autocriticato. Essere sensibili è importante per costrure relazioni profonde e soddisfacenti, per rimanere in contatto con le persone significative e importanti che ci circondano e con noi. 

Per imparare ad assumerci la piena responsabilità dei nostri sentimenti è importante innanzitutto riconoscere che nella maggior parte dei casi le altre persone, come noi, provano a fare il loro percorso. Non ci fanno arrabbiare, ci feriscono, ci umiliano, ecc., perché non siamo robot o droni che rispondono a comandi. Abbiamo un’individualità e, in modo unico, ci sentiamo arrabbiate/i, ferite/i, umiliate/i per ciò che le altre persone fanno. Quando riusciamo ad assumerci questa responsabilità emotiva, sperimentiamo il potere e la libertà di avere il controllo del modo in cui gli altri hanno un impatto su di noi. Non ci preoccupiamo più delle altre persone. Quando raggiungiamo questa consapevolezza, manteniamo la concentrazione su noi e su cosa possiamo fare per costruire una buona vita. Impariamo a fare in modo che, quando qualcuno ci dice qualcosa di sgradevole o doloroso, la giornata e quelle a venire non ne risentano e non siano rovinate. Invece di reagire in automatico, possiamo prendere le parole e le azioni offensive delle persone in modo meno personale. Possiamo cambiare il modo in cui rispondiamo al dolore che può echeggiare dentro di noi, anche per proteggerci in modo più pertinente.

Infine, è molto importante imparare a interagire rimanendo in contatto con le proprie intenzioni e obiettivi di vita, per non andare fuori rotta. Questo richiede di tener presenti i propri valori, per non modificarli sotto la spinta della rabbia, della paura o di altri stati emotivi che nascono come reazioni automatiche al dolore. Possiamo prenderci il nostro tempo e, con il nostro ritmo, imparare a scegliere come rispondere intenzionalmente alle persone. Possiamo imparare a mantenere l’attenzione sui nostri valori e imparare a scegliere più saggiamente le risposte che daremo al mondo che ci circonda. Possiamo imparare a non farci del male e a non aggiungere ulteriore dolore inutile nella nostra vita.

Se vuoi, prova a sviluppare queste idee e a vedere l’effetto che otterrai.

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Natalia L. Perotto

Psicologa e Psicoterapeuta. Ho creato e gestisco la pagina FB "Parliamo di emozioni, relazioni e salute mentale".

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